In passato abbiamo parlato del percorso archeologico lungo il fiume Ombrone, in località Alberese. In relazione all'antico porto fluviale romano e un complesso di templi e botteghe artigiane del vetro risalenti al I sec. dC. Le scoperte e i manufatti rinvenuti durante le campagne di scavo tenute dalla soprintendenza e dalle università di Sheffield, sono esposte in una mostra che diverrà permanente al Museo Archeologico di Grosseto dal 19 Luglio al 15 Settembre 2014.
Queste scoperte mettono in luce i traffici economici che avvenivano tra la via Aurelia antica, il porto fluviale di Alberese (oggi nel Parco Regionale della Maremma) e la città di Rusellae, attuale Roselle, a pochi chilometri da qui. All'epoca Poggio Cavallo era lungo il percorso navigabile tra i due centri e chissà quale importanza poteva assumere il poggio visto che era situato lungo il perimetro della pianura in parte occupata dal Lago Prile e successivamente bonificata.
Di seguito l'introduzione ufficiale della guida alla mostra, approfondisce le scoperte rinvenute e le loro funzioni nella storia dell'antica roma in Maremma, alla periferia di Grosseto in località Alberese, l'antica Alborensis.
La Maremma grossetana in età romana aveva il suo centro principale in Rusellae, insediamento di origine etrusca, poi divenuta colonia romana. La città controllava un vasto territorio compreso tra le Colline Metallifere, la costa, i Monti dell'Uccellina, il bacino dell'Ombrone ed il Monte Amiata. L'ampia laguna del Lago Prile, che nel corso dei secoli si trasformò gradualmente in palude, di cui resta traccia nella zona umida della Diaccia Botrona, occupava buona parte dell'odierna pianura di Grosseto ed era sfruttata sia per le sue risorse idriche che come via di comunicazione.
Roselle godeva inoltre della presenza del fiume Ombrone, in antico parzialmente navigabile, della presenza di un'infrastruttura importante come la via Aurelia Vetus (antica) e, infine, controllava i boschi dell'Amiata, come ci informa lo storico romano Livio (XXVIII, 45, 14). La città sorse, quindi, in un punto strategico per le comunicazioni tra l'entroterra e la costa tirrenica. In questo paesaggio un ruolo di rilievo assumono i siti scoperti recentemente ad Alberese. all'interno dei territorio gestito dall'Ente Parco della Maremma. e costituiti da un santuario romano a Scoglietto dedicato a Diana Umbronensis e da un quartiere manifatturiero costruito sui fiume: nell'attuale località di Spolverino.
ll santuario sorse durante la fase di romanizzazione di questa zona, alla fine del III se-colo a.C. e fu occupato sino alle soglie dell'età cristiana (IV secolo d.C.). Un'epigrafe in mann°, rinvenuta sul Sito, testimonia la presenza di un culto all'antica divinità italica protettrice della caccia, dei bo-schi e dei fiumi. Agli inizi del II secolo a.C. alla dea era stato dedicato un piccolo sacello ed una nicchia votiva al suo interno raccoglieva le offerte dei fedeli.
Agli inizi del i secolo d.C. il promontorio di Scoglietto conobbe una nuova pianificazione edilizia, con la realizzazione di un tempio e un'area collegiale, costituita da 7 ambienti, ed il conseguente abbandono del piccolo sacello. L'intero complesso conobbe un periodo di crisi alla fine del II secolo d.C., quando fu abbandonata l'area collegiale e fu restaurato il tempio che, nel corso del IV d.C., in seguito all'editto di Tessalonica (380 d.C.), venne definitivamente obliterato. Sulle sue rovine si installò una panna a testimonianza di una nuova forma di occupazione registrata sino alla fine del VI secolo d.C., momento in cui sito di Scoglietto fu dimenticato.
A pochi Km da Scoglietto, sull'ultima ansa del fiume Ombrone, il quartiere di Spolverino costituisce un importante quartiere manifatturiero di età romana, specializzato in varie produzioni. La vicinanza al fiume permetteva alle merci trasportate via mare di giungere a Rusellae e la presenza della via Aurelia garantiva il traffico terrestre. La prima occupazione del sito risaie agli inizi del I secolo d.C., ma è dalla fine del Il secolo d.C., in risposta alla crisi che aveva colpito l'intero impero romano, che le piccole botteghe operanti su scala lo-cale divennero grandi ateliers produttivi.
L'officina del vetro fu implementata dalla costruzione di un impianto più grande composto da due fornaci circolari (1,40 m di diametro), un bancone dí lavoro ed una grande fornace da tempra (4 m di diametro). Contemporaneamente a questa produzione si sviluppò quella della lavorazione dell'osso e dei metalli, in parti-colare del piombo, conferendo al sito l'aspetto di un impianto manifatturiero attivo e diversificato. Tutti gli ateliers erano serviti da una cucina collettiva, all'interno della quale si trovava una nicchia (larario) consacrata alle divinità protettrici del focolare domestico. Anche la vita del quartiere manifatturiero, come quella del tempio di Scoglietto, seguì il crollo dell'impero romano e, nel corso del VI secolo d.C., il sito fu abbandonato.
Per approfondire potete visitare il sito ufficiale del Progetto Archeologico Alberese e le fonti univesitarie di Sheffield UK.
Per informazioni sulla mostra: Museo archeologico e d’arte della Maremma di Grosseto, tel. 0564 488760 - http://maam.comune.grosseto.it